giovedì 10 novembre 2016

Favole, tra bambini e culture

Nella conferenza intitolata "I pericoli di una storia unica" (https://www.ted.com/talks/chimamanda_adichie_the_danger_of_a_single_story?language=it), la scrittrice Chimamanda Adichie racconta come durante la sua infanzia, in Africa, la maggior parte delle storie con cui entrava in contatto rappresentassero situazioni e personaggi "occidentali"; a partire da qui, la scrittrice nigeriana dimostra la pericolosità di una storia "singola", ovvero un'unica visione globale, che non tiene conto delle specificità tradizionali.
Le favole hanno però sempre avuto uno sviluppo locale e tutt'oggi veicolano valori e tradizioni differenti a seconda dei luoghi in cui nascono.
(http://www.teonews.it/russi-giovedi-ultimo-appuntamento-con-le-letture-in-biblioteca/)


Perché, dunque, non usarle come strumento per insegnare il rispetto dell'altro?
Ogni Paese ha sviluppato, negli anni, favole diverse e portatrici di differenti valori e modelli con cui i bambini sono cresciuti e si sono identificati. Pensate alla Piccola Fiammiferaia in Danimarca o Pippi Calzelunghe in Svezia (considerata poi qui da noi come un modello negativo per le bambine).
Oggi, in un mondo sempre più "interculturale" un modo divertente per far entrare in contatto i bambini con altre culture e con le loro singolari caratteristiche è quello della lettura di storie provenienti da tutto il mondo, in modo tale da far crescere i bambini con l'idea che non ci dovrebbero essere rapporti di potere e prevaricazioni tra i diversi Paesi.
La conoscenza di altri valori, altre idee e altri contesti sociali non può che arricchire il bagaglio culturale anche dei più piccoli.
(http://www.alibabook.it/iniziative/bimbi-che-leggono/)


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